PISTOIA - «Cauzione selvaggia nei contratti di Publiacqua».
Lo sostiene l’Unione nazionale consumatori di Pistoia, che ha ricevuto segnalazioni da parte di utenti alle prese con questo tipo di problema.
«Nel 2004 – afferma Osvaldo Rastelli, presidente provinciale Unc – Publiacqua annunciò ai propri utenti che avrebbe tolto le spese relative al deposito cauzionale sui consumi d’acqua. Ebbene, così non è stato e addirittura questi costi sono aumentati vertiginosamente, per giunta in un momento critico, in cui un numero sempre maggiore di famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese, con i soldi che mancano e gli stipendi che non sono più sufficienti a far fronte a tutte le necessità. È evidente che l’azienda parla in un modo, ma poi agisce in un altro, attuando comportamenti secondo noi vessatori. Ribadiamo perciò la necessità di attivare un tavolo di confronto, perché vogliamo fare chiarezza e dare così ai cittadini l’opportunità di pagare il giusto dovuto».
«A fronte di una fattura di poco meno di 500 euro – dice Attilio Spagnesi, un utente di Publiacqua – mi è stato richiesto un deposito cauzionale di 95 euro. La proporzione mi è sembrata assurda, perciò ho chiesto spiegazioni alla sede di via Ciliegiole dove mi hanno risposto che non ci sono errori e che ogni due anni la cifra relativa alla cauzione viene ricalcolata. Ho fatto presente che prima pagavo circa 11 euro e che i consumi non sono cambiati. Mi hanno detto che il mio era un contratto vecchio, risalente al 2003. Siccome la risposta non mi sembrava esauriente, ho insistito e a quel punto mi hanno detto che se non ero soddisfatto avrei potuto rivolgermi all’ufficio legale».
Sulla questione interviene il vicepresidente di Publiacqua, Renzo Fagioli, il quale spiega che «il calcolo del deposito cauzionale, così come previsto dal regolamento, viene effettuato sul consumo medio di due mesi».
Fagioli respinge le accuse di comportamento vessatorio nei confronti degli utenti e ricorda che gli stessi «hanno la possibilità di non pagare la cauzione, basta che facciano la domiciliazione bancaria delle fatture».
Lo sostiene l’Unione nazionale consumatori di Pistoia, che ha ricevuto segnalazioni da parte di utenti alle prese con questo tipo di problema.
«Nel 2004 – afferma Osvaldo Rastelli, presidente provinciale Unc – Publiacqua annunciò ai propri utenti che avrebbe tolto le spese relative al deposito cauzionale sui consumi d’acqua. Ebbene, così non è stato e addirittura questi costi sono aumentati vertiginosamente, per giunta in un momento critico, in cui un numero sempre maggiore di famiglie ha difficoltà ad arrivare a fine mese, con i soldi che mancano e gli stipendi che non sono più sufficienti a far fronte a tutte le necessità. È evidente che l’azienda parla in un modo, ma poi agisce in un altro, attuando comportamenti secondo noi vessatori. Ribadiamo perciò la necessità di attivare un tavolo di confronto, perché vogliamo fare chiarezza e dare così ai cittadini l’opportunità di pagare il giusto dovuto».
«A fronte di una fattura di poco meno di 500 euro – dice Attilio Spagnesi, un utente di Publiacqua – mi è stato richiesto un deposito cauzionale di 95 euro. La proporzione mi è sembrata assurda, perciò ho chiesto spiegazioni alla sede di via Ciliegiole dove mi hanno risposto che non ci sono errori e che ogni due anni la cifra relativa alla cauzione viene ricalcolata. Ho fatto presente che prima pagavo circa 11 euro e che i consumi non sono cambiati. Mi hanno detto che il mio era un contratto vecchio, risalente al 2003. Siccome la risposta non mi sembrava esauriente, ho insistito e a quel punto mi hanno detto che se non ero soddisfatto avrei potuto rivolgermi all’ufficio legale».
Sulla questione interviene il vicepresidente di Publiacqua, Renzo Fagioli, il quale spiega che «il calcolo del deposito cauzionale, così come previsto dal regolamento, viene effettuato sul consumo medio di due mesi».
Fagioli respinge le accuse di comportamento vessatorio nei confronti degli utenti e ricorda che gli stessi «hanno la possibilità di non pagare la cauzione, basta che facciano la domiciliazione bancaria delle fatture».