
Eccellenza, che ne pensa dei rapporti prematrimoniali? E del matrimonio tra persone dello stesso sesso? Si può fare una guerra per ragioni religiose? Si è mai innamorato? E cosa consiglierebbe a un giovane che le manifestasse il desiderio di diventare prete? Gesù aveva dei fratelli e delle sorelle? Giuliano Ferrara si sta battendo per una moratoria della legge che ha introdotto l’aborto in Italia: lei cosa pensa della interruzione volontaria della gravidanza e dell’iniziativa di Ferrara?
Sono alcune delle 25 domande che oltre 200 studenti delle classi terze della scuola media «Marconi-Frank» di Pistoia hanno rivolto al vescovo, monsignor Mansueto Bianchi, che ieri ha incontrato i ragazzi nella sede della scuola, in via Puccini.
Un’iniziativa, come ha spiegato il preside Luciano Amerini, che «si colloca nel quadro di quelle promosse dalla scuola, volte a far incontrare gli studenti con alcune figure più rappresentative della città» e che «è stata preceduta da un vivace lavoro di preparazione, ricco di stimoli, durante il quale i ragazzi hanno manifestato tante curiosità e fornito interessanti spunti di riflessione».
Spunti di riflessione, appunto, anche su temi di grande attualità, come il disagio che si vive all’interno di tante famiglie, anche per le difficoltà che minano le fondamenta di una delle istituzioni più antiche della nostra società. Disagio particolarmente sentito dagli adolescenti.
«Credo che i valori della famiglia si stiano perdendo – ha risposto il vescovo – e non per colpa della famiglia, indotta da mille motivi a disgregarsi, a cominciare dai ritmi di vita, fino alle debolezze economiche. Il modo di risolvere il problema mi sembra sbagliato. Di fronte ad una famiglia che va in crisi, infatti, si fa di tutto per agevolare la sua dissoluzione, piuttosto che impegnarsi a cercare tutte le possibilità affinché quella famiglia si possa salvare. L’impegno dello Stato non può essere speso solo nell’agevolare il divorzio».
Sollecitato dalle domande degli studenti, il vescovo ha parlato poi dei suoi incontri con il Papa, delle differenze fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, di cosa ci aspetta dopo la morte, dell’assurdità di chi fa la guerra per ragioni religiose («È la bestemmia più atroce»), di cosa direbbe ad un giovane che gli manifestasse il desiderio di diventare prete.«Mi è capitato proprio in questi giorni – ha detto il vescovo – che due giovani mi sono venuti ha dire che volevano fare il prete. Ho chiesto loro se erano veramente innamorati cotti di Gesù e della gente. Se esistono questi due presupposti fondamentali si può pensare di fare questa scelta. Altro requisito importante è che per fare il prete servono uomini veri, capaci di assumersi responsabilità. Di “fraschette” vestite da prete ce ne sono anche troppe, preferisco che una parrocchia rimanga con la voglia di avere un prete, piuttosto che col disagio di averlo avuto».
Sono alcune delle 25 domande che oltre 200 studenti delle classi terze della scuola media «Marconi-Frank» di Pistoia hanno rivolto al vescovo, monsignor Mansueto Bianchi, che ieri ha incontrato i ragazzi nella sede della scuola, in via Puccini.
Un’iniziativa, come ha spiegato il preside Luciano Amerini, che «si colloca nel quadro di quelle promosse dalla scuola, volte a far incontrare gli studenti con alcune figure più rappresentative della città» e che «è stata preceduta da un vivace lavoro di preparazione, ricco di stimoli, durante il quale i ragazzi hanno manifestato tante curiosità e fornito interessanti spunti di riflessione».
Spunti di riflessione, appunto, anche su temi di grande attualità, come il disagio che si vive all’interno di tante famiglie, anche per le difficoltà che minano le fondamenta di una delle istituzioni più antiche della nostra società. Disagio particolarmente sentito dagli adolescenti.
«Credo che i valori della famiglia si stiano perdendo – ha risposto il vescovo – e non per colpa della famiglia, indotta da mille motivi a disgregarsi, a cominciare dai ritmi di vita, fino alle debolezze economiche. Il modo di risolvere il problema mi sembra sbagliato. Di fronte ad una famiglia che va in crisi, infatti, si fa di tutto per agevolare la sua dissoluzione, piuttosto che impegnarsi a cercare tutte le possibilità affinché quella famiglia si possa salvare. L’impegno dello Stato non può essere speso solo nell’agevolare il divorzio».
Sollecitato dalle domande degli studenti, il vescovo ha parlato poi dei suoi incontri con il Papa, delle differenze fra Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, di cosa ci aspetta dopo la morte, dell’assurdità di chi fa la guerra per ragioni religiose («È la bestemmia più atroce»), di cosa direbbe ad un giovane che gli manifestasse il desiderio di diventare prete.«Mi è capitato proprio in questi giorni – ha detto il vescovo – che due giovani mi sono venuti ha dire che volevano fare il prete. Ho chiesto loro se erano veramente innamorati cotti di Gesù e della gente. Se esistono questi due presupposti fondamentali si può pensare di fare questa scelta. Altro requisito importante è che per fare il prete servono uomini veri, capaci di assumersi responsabilità. Di “fraschette” vestite da prete ce ne sono anche troppe, preferisco che una parrocchia rimanga con la voglia di avere un prete, piuttosto che col disagio di averlo avuto».