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Il ruolo dei vivai e del verde, per contrastare l’aumento della co2 e degli inquinanti atmosferici, è stato l’argomento del convegno che si è svolto al Centro sperimentale per il vivaismo, promosso dall’Associazione vivaisti pistoiesi, presenti esperti dell’università di Firenze (Francesco Paolo Nicese, Francesco Ferrini, Giulio Lazzerini) e del Consiglio nazionale delle ricerche (Rita Baraldi e Camilla Chieco), oltre a numerosi vivaisti-pesaggisti e amministratori, tra cui il consigliere regionale ed ex presidente della Provincia, Gianfranco Venturi e gli assessori Rino Fragai (Provincia) e Silvia Ginanni (Comune).
I vivaisti lo sostenevano da tempo, ma adesso è la comunità scientifica a dirlo. L’attività di produzione delle piante ornamentali, che caratterizza Pistoia, capitale europea del verde, non produce inquinamento, anzi lo abbatte.
«Dal convegno – dice Fabrizio Tesi, presidente dell’Associazione Vivaisti Pistoiesi – sono usciti dei dati veramente importanti, che rovesciano il pensiero generalizzato nei confronti del vivaismo, dati che dimostrano la sua importanza non solo per l’economia locale, ma anche per la tutela ambientale e l’abbattimento di molti inquinanti».
«I vivai – spiega il prof. Francesco Paolo Nicese del Dipartimento di scienze delle produzioni vegetali dell’università di Firenze – rappresentano un sito di accumulo di anidride carbonica abbastanza interessante. Ci sono delle potenzialità da parte di queste aziende nella fissazione di co2, cosa questa che fino ad oggi era considerata di esclusiva competenza dei boschi, dei sistemi forestali, degli impianti di arboricoltura. Si tratta di elementi virtuosi che caratterizzano l’attività vivaistica, così come l’impiego della risorsa acqua, i vivai ormai prevedono in tal senso sistemi di ricircolo e reimpiego molto avanzati».
Nel corso dell’incontro si è parlato dell’efficacia delle piante nella cattura delle polveri sottili.
«Questa iniziativa – conclude Carlo Vezzosi, direttore dell’Associazione vivaisti pistoiesi – è un punto di partenza affinché sempre più si possa vedere questo settore non come un’attività da ostacolare, ma sulla quale occorre investire in ricerca scientifica, per produrre piante migliori e più adatte a migliorare l’ambiente».
I vivaisti lo sostenevano da tempo, ma adesso è la comunità scientifica a dirlo. L’attività di produzione delle piante ornamentali, che caratterizza Pistoia, capitale europea del verde, non produce inquinamento, anzi lo abbatte.
«Dal convegno – dice Fabrizio Tesi, presidente dell’Associazione Vivaisti Pistoiesi – sono usciti dei dati veramente importanti, che rovesciano il pensiero generalizzato nei confronti del vivaismo, dati che dimostrano la sua importanza non solo per l’economia locale, ma anche per la tutela ambientale e l’abbattimento di molti inquinanti».
«I vivai – spiega il prof. Francesco Paolo Nicese del Dipartimento di scienze delle produzioni vegetali dell’università di Firenze – rappresentano un sito di accumulo di anidride carbonica abbastanza interessante. Ci sono delle potenzialità da parte di queste aziende nella fissazione di co2, cosa questa che fino ad oggi era considerata di esclusiva competenza dei boschi, dei sistemi forestali, degli impianti di arboricoltura. Si tratta di elementi virtuosi che caratterizzano l’attività vivaistica, così come l’impiego della risorsa acqua, i vivai ormai prevedono in tal senso sistemi di ricircolo e reimpiego molto avanzati».
Nel corso dell’incontro si è parlato dell’efficacia delle piante nella cattura delle polveri sottili.
«Questa iniziativa – conclude Carlo Vezzosi, direttore dell’Associazione vivaisti pistoiesi – è un punto di partenza affinché sempre più si possa vedere questo settore non come un’attività da ostacolare, ma sulla quale occorre investire in ricerca scientifica, per produrre piante migliori e più adatte a migliorare l’ambiente».